The Sandman - Recensione della serie Netflix

The Sandman - Recensione della serie Netflix

Sogno è bravo ma non si applica

Per le puntate precedenti:

Diciamolo subito: superato il primo tiepido episodio, direi che c'è stato un netto miglioramento nella serie:

La puntata con Lucifero, il personaggio forzatamente nuovo (questioni di diritti) di Johanna Constantine, l'ottimo David Thewlis su John Dee (splendido l'episodio nella tavola calda) e soprattutto la parte con Hob mi sono piaciute da matti.

La figura dell'immortale Hob Gadling e della resa del passaggio del tempo (che nel fumetto ho adorato) mi hanno fatto un po' innamorare, perché ci sono tutte quelle logiche che da Higlander a Intervista col Vampiro mi hanno sempre fatto impazzire e dimostrano come, con pochi effetti sparaflashanti ma una buona scrittura e dei bravi attori si possa creare quel sense of wonder che troppo poco spesso si vede in giro negli ultimi tempi.

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Molto bene anche Death, forse un pelo troppo "matura", ma resa in modo veramente convincente da Kirby Howell-Baptiste.

Nota: il fatto che la gente si sia lamentata della Morte nera (mannaggia a Luke Skywalker!) è di un ridicolo raro. Gli eterni possono essere tutto e il contrario di tutto, quindi se c'è un caso in cui non ci si può lamentare di questioni simili è proprio questo.

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Il calo della casa di bambole

Sfortunatamente, dopo un crescendo importante che passa da John Dee all'introduzione di Death, Johanna e Lucifero, l'arco narrativo di Rose Walker mi è parso tremendamente sottotono, a tratti quasi soporifero (Mr. Sandman, bring me a dream (bung, bung, bung, bung)).

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Lui è un figo pazzesco

Boyd Holbrook tiene in alto l'asticella con il suo ottimo Corinthian, un antagonista stellare interpretato magistralmente, tanto che in questi episodi ruba la scena praticamente a tutti (Morfeo incluso).

Molto meno bene Kyo Ra che non credo abbia affatto reso giustizia al personaggio di Rose Walker, anche se c'è da capirla porella:

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è un'attrice molto giovane (credo esordiente?) e il suo personaggio è piuttosto complesso, nonché protagonista di un arco che di suo non è proprio digeribilissimo, specialmente per come è stato reso.

In generale, ho avuto un po' le sensazioni di noia e scarso dinamismo che come scrivevo ho patito anche con Good Omens e American Gods, sempre per il discorso in cui per qualche ragione ciò che scrive Gaiman è dannatamente difficile da adattare su schermo, pure se lo fa lui in prima persona.

Visual & Music

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Ancora una volta gli effetti speciali non mi sono piaciuti quasi mai, specialmente per le creature più strambe che mi davano l'effetto trailer PlayStation 3 (ma va detto che è un problema che ho con quasi tutta la CGI fantasy) e vale il solito discorso fatto nell'Episodio 1 per fotografia e musiche: molto, troppo anonime.

Bellissime in compenso le tre parche / Ecate, buon lavoro per l'inferno e ottima la sfida tra Lucifero e Morfeo, merito anche dell'ottima Gwendoline Christie che nel ruolo ha valorizzato tutte le sue capacità teatrali e mi lascia curioso per la seconda stagione.

Eterni

Si riconferma l'impressione positiva anche per Rocco Morfeo e i suoi fratelli: quelli che si sono visti sono tutti decisamente fedeli alle controparti fumettistiche di cui spesso e volentieri ricalcano paro paro scene, espressioni e battute...forse pure troppo, ma ci torniamo sopra tra un attimo.

Bonus Track

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Bocciato l'adattamento della short story sul sogno dei gatti (per me questo tipo di animazione non si può vedere oh, scusatemi), ma assolutamente promosso Calliope che è un'altra di quelle storie tutte da amare del fumetto resa in modo sopraffino nella serie:

συγχαρητήρια στη Melissanthi Mahut che è stupenda e perfetta per interpretare una musa, ma davvero fantastico pure Arthur Darvill nel ruolo dello scrittore Richard Madoc.

Autorialità

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Vale sempre il discorso della cover musicale:

qui non abbiamo Jimi Hendrix che reinventa All along the Watchtower di Bob Dylan, ma Jorn che fa Rainbow in the Dark imitando paro paro l'originale di Ronnie James Dio. Del resto, chi dirige l'orchestra è praticamente lo stesso Gaiman quindi era un po' inevitabile.

Di mio, sono convinto che la pedissequa fedeltà non giovi a questo tipo di operazioni, e che la scelta più coraggiosa (e per forza di cose rischiosa) sarebbe raccontare una vecchia storia in modo davvero nuovo e magari radicalmente diverso, con una cifra stilistica ed un respiro molto personali e riconoscibili.

Certo, mi rendo conto che così si rischia pure di arrivare allo schifo (chiamiamola pure la maledizione del film di Street Fighter), ma è pure la strada che porta ai capolavori: parafrasando un haiku, bisogna prendere il sentiero paludoso, per arrivare alle nuvole.

In ogni caso, produttivamente parlando, la scelta "pavida" ha senz'altro pagato quindi non mi sento assolutamente di condannarla.

Conclusione

3 Braccobaldi su 5

braccobaldi

La considero comunque una buona serie e un ottimo punto di partenza per introdurre al meraviglioso fumetto coloro che ancora non lo conoscono, ma anche potenzialmente carino per chi conosce il Sandman fumettistico e vuole rievocare alcune delle sue scene (puristi estremisti esclusi).

Tuttavia, decisamente non un must watch considerando che sulla medesima piattaforma si è appena concluso quel capolavoro di Better Call Saul (che ha ribadito quanto questo medium consenta di raggiungere lo stato dell'arte) e in più, ribadiamo che il fumetto da cui la serie è tratta è stato d'impatto per almeno un paio di generazioni: questo adattamento è carino, ma nulla di così memorabile.

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