Preparandosi a bloggare nel 2026

Preparandosi a bloggare nel 2026

Se vi state chiedendo perché c'è Selphie qui sopra, o non avete giocato a Final Fantasy VIII oppure l'avete fatto in modo distratto.

Andrea Corinti

Ciciclicamente torno a cianciare sul tema blog (d'altronde su un blog stiamo, oh!) e, considerando che ridendo e scherzando da queste parti faccio mediamente almeno una trentina di post l'anno, ho pensato di sviscerare meglio la questione per chi magari un blog ce l'ha ma lo lascia a prendere polvere - oppure per chi non l'ha mai avuto, perchè si è perso quella meravigliosa fase pionieristica dell'internet degli scorsi decenni.

Il valore del tempo

I social ci hanno progressivamente abituato a post fugaci, pronti a perdersi come lacrime nella pioggia (salvo non siano particolarmente controversi e utili per sputtanare l'autore) e risolversi nell'arco di poche ore (o minuti: il modello twitter, che come scrivevo si applica anche a mastodon).

Stessa cosa ovviamente per storie e affini, anche se Meta furbescamente ci mette una pezza con le sue funzioni "ricordi", utile soprattutto per risvegliare account letargici facendo felici i propri investitori...

Ma non divaghiamo:

i post effimeri (ciao Efi!) hanno un loro valore, lo sappiamo dai tempi delle chat e lo vediamo ogni volta ci viene voglia di commentare a babbo qualche evento tipo boh, Sanremo (posto che benedico sempre gli hashtag che permettono di ritrovare questo, di cui vado sempre fierissimo!)

Il problema è quando tutto il discorso web si riduce a un buzz rapido e dimenticabile, che non a caso spesso risulta aggressivo e polarizzante.

L'esempio di Luglio e Once Were Nerd

A tal proposito, mi ci metto pure io (screenshot perché erano post nella mia defunta monoistanzina)

questione once were nerd 1 questione once were nerd 2 questione once were nerd 3

(evito di citare il post che linkavo - non ne vale la pena - ma se ho bloccato qualche account nel fediverso mo sapete perché)

A mente fredda, resto fermo su tutto ciò che ho riportato qui sopra, che semmai mi riporta alla mente la solita riflessione:

ma che ci 'sto a fare qui? Piuttosto che leggere stronzate nel fediverso, non è meglio se mi recupero un libro o videogioco a qualcosa?

E in effetti negli ultimi mesi mi sono letto buona parte del Ciclo di Dune, Cime Tempestose e ho iniziato Anna Karenina 😌

Curiosamente, parliamo di scritti con più di qualche annetto sulle spalle!

E certo, parliamo di capolavori con cui non è che ci si possa misurare, ma trovo sia affascinante notare quanto sia potente il sopravvivere della parola in barba alle sabbie del tempo.

Ok ma non dovevi parlare di blog?

Sì eccomi, pardon per l'ennesima divagazione (ma bloggare nella mia idea è un po' anche questo).

Un blog, inteso come diario, è fantastico perché può contenere tutto (Ricettari? Diari di viaggio? Recensioni? Fotografie? Elucubrazioni personali?) e mantenersi vivo pure a distanza di anni, proprio come un bel quadernone nascosto in qualche cassetto - ma, se gestito con una certa perizia, digitalmente molto più facile da rileggere e recuperare.

Però se posti pubblicamente, ti serve un pubblico!

Questo è relativamente vero, posto che per quanto mi riguarda "pubblico" può significare tranquillamente due persone incluso il sottoscritto del futuro, a cui comunque il blog è principalmente indirizzato.

Poi, e questo è un grandioso vantaggio di mastodon, un post da blog volendo può quasi assomigliare a un topic da forum!

Esempio a caso?

Questo post di gennaio sul tema idolatria, che ha generato un bel dibattito.

Purtroppo le dinamiche da timeline e l'eliminazione automatica dei post vigente per molti account su mastodon in questo senso non aiutano, ma oh, piutost che nient l'è mej piutost.

In pratica le stronzate in un blog sono meglio che le stronzate in un social

Ecco, sostanzialmente...?

Un po' per i soliti discorsi di forma e sostanza, ma credo fermamente che il fattore fondamentale risulti il tempo e la speranza di vita di ciò che scriviamo, che magari porta a sforzarsi di scrivere pure meglio.

Ma magari, appunto.

Magari!

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